Lo Spritz: ossessione da Happy hour
Si tratta ormai di un pilastro dell’happy hour, che imperversa sui tavolini di tutta Italia e non solo. Per tanti è sinonimo di aperitivo.
Sarò strana ma a me lo Spritz non piace.
Vero è che solo a guardare i bicchieri, con quel bel colore tramonto acceso, viene allegria.
Che cos’è lo Spritz: un long drink o un cocktail?
I long drinks sono bevande alcoliche e analcoliche il cui volume varia dai 25 cl ai 30 cl.
I cocktails sono bevande ottenute miscelando proporzionalmente ed in modo equilibrato diversi ingredienti.
Volendo quindi restare sulla definizione, classificherei lo spritz generalmente servito nei bars come long drink. Anzi, sparkling long drink. Viene invece solitamente definito pre-dinner cocktail.
Facciamo un po di chiarezza.
Innanzitutto lo Spritz, ricetta ancestrale, è un miscelato con vino frizzante. il termine si lega al passato di dominazione austro-ungarica in Veneto e Friuli.
Il colorato Aperol Spritz, invece, nasce dall’introduzione dell’Aperol nella suddetta ricetta.
Questa ricetta nasce quindi da una fusion di miscelazione. Il tradizionale spritz veneto di vino bianco e seltz incontra negli anni cinquanta l’Aperol. Da quel momento un matrimonio indissolubile.
Bastian contrario.
Non so se siete d’accordo, di equilibrato, l’Aperol Spritz ha molto poco. Spesso, infatti, viene realizzato con ingredienti scadenti e mal dosati. Tanti lo amano, dunque; tanti altri lo detestano.
La ricetta tradizionale del cosiddetto Aperol Spritz che comprende 3 parti di Prosecco,2 parti di Aperol,1 spruzzo di Seltz o Soda o acqua minerale gasata, fetta di arancia.
Il Prosecco è un ottimo vino, è un peccato miscelarlo con altri ingredienti per ottenere un long drink.
Ma se proprio vogliamo utilizzarlo meglio utilizzarne uno di qualità. Infatti migliore sarà la selezione degli ingredienti base migliore sarà il risultato finale.
Il Prosecco, come è noto è un vino dotato di una spiccata acidità e fragranza. Si tratta di un vino spumantizzato, spesso dai profumi floreali e fruttati.
L’Aperol cocktail è un aperitivo creato a fine Ottocento dalla famiglia Barbieri di Padova. Attualmente è commercializzato dalla Campari che lo ha reso famoso in tutto il mondo. Il mix di ingredienti alla base di questo cocktail sono arancia, erbe e rabarbaro infusi in alcool.
Si tratta quindi di un bitter?
No. In quanto i bitters, ossia gli amari, devono contenere almeno un quantitativo alcolico di 15%vol.
L’Aperol, al contrario presenta solo 11 gradi.
Il sapore dell’Aperol è, oltretutto, lontanissimo dall’essere amaro, per una concentrazione di zucchero tutt’altro che rilevante.
Adesso, non voglio addentrarmi nella questione relativa alla presenza di coloranti non naturali presenti nella bevanda.
Mi focalizzo solo sulla questione relativa al mix.
Essendo molto dolce e zuccherino, l’Aperol decisamente stride con la secchezza del prosecco.
Dobbiamo essere consci del fatto che stiamo mescolando dello zucchero ad un vino secco.
Come può funzionare questo mix?
Non funziona, ecco perché i palati più sensibili non amano proprio questo long drink.
Nonostante la sua popolarità, è decisamente sbilanciato. A volte, verso le sensazioni di asprezza a volte verso la dolcezza; a seconda della mano del barista.
Dal punto di vista del profumo, il mix non valorizza né l’uno né l’altro.
Soprattutto se il prosecco è ricco nel fruttato, il corredo olfattivo delle erbe viene penalizzato. Se non fosse per l’arancia fresca inserita all’interno del bicchierone….
Ma, in abbinamento con una selezione giusta di cibi, è possibile compensare. Probabilmente cibo salato, per compensare la dolcezza come salmone o baccalà, acciughe. Pizza bianca. Quiche di verdure verdi e aromatiche.
Eppure è diventato quasi una mania.
Opinioni personali a parte, l’Aperol Spritz è ormai ufficialmente inserito nella lista dei long drinks ufficiali IBA.
Forse vi sorprenderà sapere che il servizio previsto dalla International Bartender Association è il bicchiere da Old fashioned e non la supercoppa gigante.
Come facilmente intuibile le proporzioni, nei due bicchieri, sono totalmente diverse. E qui la popolazione degli happy hours si dividerà in due emisferi distanti mille miglia.
Potrei scommettere che grande parte degli estimatori non apprezzerebbe la realizzazione codificata.
De gustibus non disputandum est
Ognuno è libero di scegliere come meglio crede il proprio momento at the golden hour.
Tuttavia, non userei il Prosecco nella ricetta, sia per preservare la dignità di questo vino, sia per una scelta di gusto.
Opterei invece per un vino fermo con aggiunta di seltz o acqua frizzante.
Visto che ci siamo, sempre a titolo personale, sostituirei anche l’Aperol. Tornando magari ad una versione di Spritz ante 1950.
Voi come la pensate?